Un’esistenza umana che, ha fatto l’esperienza dell’amore pasquale di Cristo, di quell’amore, cioè, che vince la morte.
Lo si evince bene dal travaglio che Domenica e Sergio hanno dovuto attraversare per arrivare a quel 19 maggio 1914, in cui hanno promesso davanti a Dio di amarsi per sempre e da cui tante vocazioni e vie di santità sono sbocciate.
Come non riconoscere, infatti, nella loro vita l’impronta di quanto celebriamo nel Triduo pasquale?
Come non vedere attualizzata l’esperienza del Giovedì santo, con la legge del pane e della condivisione, che è lo spazio della carità, così centrale nella loro esperienza, iniziata da Sergio, e anche questo non credo sia un caso, proprio presso il mulino di Falanello?
O, ancora, come non riconoscere il mistero del Venerdì santo nel loro non sentirsi mai soli anche in mezzo alle prove più dure? E questo perché hanno avuto il coraggio, nonostante tutto, di abbandonarsi, come il Figlio, nelle braccia del Padre. E, infine, come non scorgere ancora una volta realizzata la dinamica della Risurrezione secondo la quale dove entra l’amore esce la morte? Poiché l’amore che riempie i cuori e illumina la vita è capace davvero di vuotare i sepolcri e tracciare strade impensabili di santità.
Si incarna pienamente in loro quello che Giovanni Paolo II affermava in “Familiaris consortio”, che “gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce”.
Di fronte alla loro esperienza umana non si può, infatti, non pensare a un amore che vinca la morte, che doni la vita, che si apra al perdono e generi una nuova comunità.
Ne emerge una vicenda umana straordinaria, nella sua semplicità, proprio perché il vero santo non è solo colui che fa cose grandi o straordinarie, ma anche colui che desidera fare straordinariamente bene le cose ordinarie.
Una testimonianza, quella di Sergio e Domenica, che ci ricorda che il fondamento della vita di fede, di amicizia e di amore e quindi anche della gioia vera, non sta tanto nell’avere fiducia nella reciproca fedeltà e nelle proprie capacità, ma nella fedeltà di Dio. Appare anche evidente che il senso dell’esistenza si trova non tanto nella propria autorealizzazione o in un progetto individualista o autocentrato, ma nel donare la vita, nel donarsi per amore, nel farsi prossimi ai fratelli.
Se, infatti, il contesto culturale e religioso e l’approccio morale, spirituale e umano dei coniugi Bernardini sono sentitamente diversi da quello contemporaneo e segnati, come è normale che sia, dal territorio e dal periodo storico ed ecclesiale in cui si è svolta la loro vicenda umana, emergono con chiarezza le colonne portanti di un’esperienza autenticamente cristiana: la carità, la preghiera e la testimonianza, fatte sempre con umiltà e semplicità.

Oggi sono cittadini del Cielo e ci indicano la strada della vera felicità anche sulla terra vivendo la fede, la speranza e la carità nel seguire il Maestro Cristo Gesù: chiediamo la loro intercessione, secondo le nostre intenzioni, e per ottenere la loro Beatificazione.

Essi sono stati proclamati da Papa Francesco “Venerabili Servi di Dio” il 5 maggio 2015.

Nota: vedi Bibliografia per approffondire la loro storia. Per chiedere preghiere e materiale documentario accedere tramite Contatti